Inizio dicendo che la relazione tra una mala e chi la sceglie è sacra, e non ci sono regole su come viverla. Ciascuno usa la propria mala come sente, seguendo il proprio istinto e il proprio cuore.
Forse il ruolo principale di una mala è quello di ricordarci l'essere divino che esiste in ciascuno di noi e che "tutto sa", e che non ha bisogno di regole.
Per chi è curioso, ecco alcuni dei modi in cui poter interagire con la propria mala.
Alcuni la indossano come una collana e le attribuiscono il ruolo di guida e protezione durante la giornata. A volte mettono il maestro all'altezza della nuca, nella parte posteriore. E le chiedono di guidarli nelle loro scelte.
Altri la portano al braccio, per averla sempre a portata di "sguardo" e ricordare il messaggio che le attribuiscono.
Durante la meditazione o la preghiera, o la recitazione di un mantra la mala ci aiuta a tenere la nostra mente concentrata. Lasciando scorrere i grani tra le dita possiamo contare le ripetizioni del mantra, della parola o della frase o intenzione che stiamo recitando.
Cos'è un mantra? Semplicemente una parola, o una frase che ripetiamo nella mente per tenerla focalizzata. Possiamo sceglierlo noi o cercarne uno che sentiamo nostro.
A volte basta una semplice parola come "grazie" per lasciarci avvolgere da un senso di gratitudine nei confronti della vita. O "amore", "pace", "serenità". Insomma, qualunque cosa vogliamo portare in luce dentro di noi e materializzare nella nostra vita.
Semplici frasi come "ti amo", "io sono abbastanza", "la mia vita è abbondante". Ancora una volta per infondere un senso di presenza e richiamare le risorse disponibili dentro noi stessi.
Sono disponibili anche versioni musicali e melodiche che si possono ascoltare come sottofondo durante un momento di relax.